23.9.19

LA RESISTENZA DELLA DIVISIONE "ACQUI" A CEFALONIA E CORFU' NEL SETTEMBRE DEL 1943 E GLI ECCIDI PERPETRATI DALLA WEHRMACHT









Il sito e' dedicato alla memoria di mio zio Silvio Liotti, tenente della 2a compagnia del 110 Btg. Mitraglieri di Corpo d'Armata, denunciato dal generale Gandin ai tedeschi come ammutinato e fucilato ad Argostòli, nei pressi della "Casetta Rossa", il 24 settembre 1943, e di tutti i Militari  della Divisione "Acqui " trucidati dalla Wehrmacht a Cefalonia e Corfu'.

This web site is dedicated to the memory of my uncle Silvio Liotti, lieutenant of  2^ company of 110^  Machine-gunner Battalion of Army Corps, denounced to Germans as a mutiny by general Gandin and shot in Argostòli, close to “Casetta Rossa”, on 24 th September 1943, and of all the soldiers of Division  “Acqui” slaughter by Wehrmaqcht in Cefalonia and Corfù. 
               
            Silvio Liotti, Brindisi 08.01.1941                 Argostoli: Museo della Divisione Acqui (fotografia di Silvio Lenza)             Corfù: Momumento ai Caduti Itaiani e Greci
Il comportamento degli ufficiali italiani alla triste ‘Casetta rossa’ di Cefalonia non appartiene alla storia ma al mito. Ad uno ad uno, nobilissimi cavalieri del dovere e dell’onore, essi salirono con sublime serenità il calvario che ancora li separava dalla gloria (dal bollettino del dicembre 1944 della Psychological Warfare Branch, una branca dei servizi segreti angloamericani addetti alla propaganda)
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 LA FOSSA

                                               
Argostòli: la "fossa" nei pressi  della "Casetta Rossa", da dove il 28 settembre vennero prelevati i corpi degli Ufficiali italiani fucilati il 24 e 25 settembre che, dopo essere stati zavorrati con filo di ferro, furono trasportati con uno zatterone imbottito di esplosivo fino all'isolotto di Verdiani e lì affondati.
Furono tre le fosse utilizzate dai tedeschi per ammassare provvisoriamente i corpi degli Ufficiali fucilati a Cefalonia il 24 e 25 settembre, dopo la fine dei combattimenti. La prima fossa comune si troverebbe a Lardigò, la seconda probabilmente a circa 300 metri  dalla Casetta Rossa sul terreno oggi occupato da alcune case e da un albergo. L'unica ritrovata si trova a circa 700 metri dalla Casetta Rossa, sul lato destro della strada che sale a sinistra sul monte Telegrafo.

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I Martiri della Divisione Acqui risultano ancora penalizzati rispetto ai Partigiani caduti sul suolo italiano. Come non ricordare allora le parole di Indro Montanelli a proposito delle due Resistenze: "Una quotata in borsa come tale perchè avallata dai partiti politici, l'altra esclusa dal listino dei titoli, perchè quelli, a cui si intestava la Patria e la Nazione, erano ormai scaduti".
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Cefalonia e Corfu' 16 mila soldati italiani appartenenti alla 33^ divisione da montagna "Acqui" combatterono contro i tedeschi, divenuti dopo l'8 settembre del 1943, nemici ed oppressori dell'Italia. A Cefalonia e, in proporzioni  minori, a Corfu' avvenne la piu' grande eliminazione di massa di prigionieri di guerra della seconda guerra mondiale. La divisione “Acqui” subi' una sorte tanto tragica perche' i tedeschi, considerandoli ammutinati, trucidarono migliaia (*) di Soldati, Graduati e Ufficiali, eseguendo l'ordine speciale di non fare prigionieri, emanato da Hitler in persona solo per la Divisione "Acqui". A Cefalonia e Corfù, come ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 25 aprile 2007, "... si manifestò un impulso nobilissimo e destinato a dare i suoi frutti. Si può ben cogliere un forte legame ideale fra quell'impulso e la successiva maturazione dello spirito della Resistenza. Molto si continua a scrivere e a discutere sul clima che si creò in seno alla Divisione Acqui in quei terribili giorni. Ma non c'è polemica storiografica o pubblicistica che possa oscurare l'eroismo e il martirio delle migliaia di militari italiani che scelsero di battersi, caddero in combattimento, furono barbaramente trucidati. Anche qui si creò la premessa essenziale per la costruzione di una nuova Italia democratica...". La resistenza della Divisione "Acqui" a Cefalonia e Corfu' rappresenta l'esempio piu' eclatante della resistenza militare antitedesca e, pertanto, uno dei primi atti  del Movimento di Liberazione Nazionale. La ricostruzione di quei tragici avvenimenti si basa sui documenti conservati negli archivi italiani, tedeschi ed inglesi, sugli atti del processo di Norimberga contro il generale Lanz e sulle memorie dei protagonisti sopravvissuti.
In the Greek islands Cefalonia and Corfu', 16.000 italian soldiers of 33^ Division "Acqui" fought against Germans, that become, after 8 september of 1943, enemies and oppressors of Italy. In Cefalonia and, with smaller proportions, in Corfu' happened the greatest mass elimination of war prisoners, during and after the battle, of the second world war. The Division "Acqui" endured a tragic destiny because the Germans, considering them incite to mutiny, slaughtered thousands of soldiers, graduates and officials, executing the special order  don't make prisoners, emanated from Hitler in person only for the Division "Acqui". The resistance of the Division "Acqui" in Cefalonia and Corfu' represents the best example of the  military resistance against Germans, one of the first actions of the Movement for National Liberation. The reconstruction of those tragic events is based on documents, recorded in Italian, Germans and English archives, on the proceedingses of Norimberga trial against general Lanz and on the memories of the survivor protagonists.
La 33a Divisione da montagna "ACQUI ", fedelissima alla Patria,  fu sfortunatissima perche' nel giugno del 1943 il comando della Divisione fu affidato al gen.  Antonio Gandin e perche', come scriveva nel 1946 il gen. Francesco Rossi, vice Capo di Stato Maggiore del Comando Supremo: ''...L'ordine di considerare i tedeschi come nemici fu diramato l'11 settembre da Brindisi e pote' giungere soltanto ad un numero  limitatissimo di scacchieri (Sardegna, Corsica, Corfu', Cefalonia, Lero) a mezzo dei collegamenti della Regia Marina...''. Gli altri generali italiani, dopo l'8 settembre 1943, si erano arresi subito (molti) o si erano opposti (pochi) ai tedeschi. Il gen. Gandin scelse una terza via, trattando con i tedeschi non un ritorno nel Regno del Sud che sarebbe stato teoricamente e praticamente inattuabile, ma il ritorno in armi di una parte della Divisione nell'Italia occupata dai nazisti, come risulta evidente dal rapporto inviato alle ore 20,30 dell'11 settembre dal ten.col. Barge al gen. Lanz: "La maggior parte della Acqui sarà disarmata. Il resto della formazione italiana continuerà a combattere sotto il comando tedesco. La consistenza di quest'ultima parte verrà in seguito comunicata". In realtà furono queste le cosiddette "trattative" per una  "resa onorevole" intavolate dal gen. Gandin con i tedeschi. La conferma si trova in due punti della richiesta di chiarimenti inviata dal gen. Gandin al comandante del presidio tedesco Johannes Barge:  2) "Cosa si deve intendere per esclusione dal disarmo di quelle unità che danno garanzia di continuare a combattere sotto il comando e al fianco delle truppe tedesche. Dovranno forse venir sostituiti gli attuali comandanti?" e 5) "Sarebbero comunque necessari chiarimenti sui punti seguenti: Trattamento dei gradi di servizio eguali o inferiori per quanto riguarda comportamento e rispetto reciproco. Trattamento economico, retribuzione e compensi in natura (stipendio o paga, viveri, oggetti di vestiario, ecc.) Verrebbero lasciate le assegnazioni di viveri, medicinali, combustibile solido e liquido, mezzi di trasporto? Alloggiamenti degli ufficiali e della truppa". Un generale che tratta la resa è consapevole che il suo destino e quello della sua Divisione sarà un campo di concentramento nazista e non chiede se "verranno sostituiti gli attuali comandanti", come sarà "il vitto, l'alloggio e lo stipendio" e se avrà "una macchina a disposizione".....
                                        
                                                      Le Isole Ionie di Corfù, Leucade (Santa Maura), Cefalonia e Zante viste dal satellite
CEFALONIA: UNA MEDAGLIA D'ORO DI TROPPO?
Questa è la motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. concessa al gen. Gandin: " In difficile situazione politico-militare, quale comandante della difesa di un'isola attaccata con forze preponderanti dal mare e dal cielo, riusciva con poche forze a sua disposizione in primo tempo a stroncare l'azione nemica, successivamente a contendere palmo a palmo l'avanzata dell'avversario sempre crescente in forze, animando col valore e con la capacità personale le sue truppe, fino alle estreme possibilità di resistenza. Catturato dal nemico coronava col supplizio stoicamente sopportato l'eroismo e l'alto spirito militare di cui aveva dato sì luminosa prova in combattimento". ( Cefalonia, 11-23 settembre 1943 ).
Quando fu concessa la MOVM al gen. Gandin non era ancora noto il contenuto della notifica delle 12,00 del 14 settembre al ten. col. Barge: ''La divisione si rifiuta di eseguire il mio ordine di concentrarsi nella zona di Sami poiche' essa teme, nonostante tutte le promesse tedesche, di essere disarmata o di essere lasciata sull'isola come preda per i Greci o ancora peggio di essere portata non in Italia ma sul continente greco per combattere contro i ribelli. Percio' gli accordi di ieri con lei non sono stati accettati dalla Divisione. La divisione vuole rimanere nelle sue posizioni fino a quando non ottiene assicurazione, con garanzie che escludano ogni ambiguita' - come la promessa di ieri mattina che subito dopo non e' stata mantenuta -  che essa possa mantenere le sue armi e le sue munizioni e che solo al momento dell'imbarco possa consegnare le artiglierie ai tedeschi. La divisione assicurerebbe, sul suo onore e con garanzie, che non impiegherebbe le sue armi contro i tedeschi. Se cio' non accadra', la divisione preferira' combattere piuttosto di subire l'onta della cessione delle armi ed io, anche se con dolore, rinuncero' definitivamente a trattare con la parte tedesca, finche' rimango al vertice della mia divisione. Prego darmi risposta entro le ore 16,00. Nel frattempo le truppe provenienti da Lixuri non debbono essere portate ulteriormente avanti e quelle di Argostoli non debbono avanzare, altrimenti ne possono derivare gravi incidentiIl Generale comandante della Divisione Acqui  gen. Gandin ''Solo una volta nella plurimillenaria storia universale un generale ha notificato  al nemico, peraltro mentendo!!!, che la Divisione ai suoi ordini si e' ammutinata "...Vi comunico  che i miei 11.500 '' figli di mamma' '' si sono ammutinati..." .
Only once in the entire world history a General informed the enemy, also lying!, that the Division under his command was mutiny: "The Division refuses to execute my order to concentrate around  Sami because it is concerned, despite all the promises German, to be disarmed or be left on the island as a prey to the Greeks or even worse to be not in Italy but on the continent greek to fight against rebels. Therefore the agreements yesterday with you have not been accepted by the Division. The Division wants to remain in their positions until you get insurance, with guarantees that would exclude any ambiguity - as the promise of yesterday morning shortly after that and not been maintained - that it can keep its weapons  and its ammunition and that only when entering the can deliver the artillery to the Germans. The division would ensure, on his honor and with guarantees, that not use its weapons against the Germans. If this not happen, the Division will prefer' fighting rather than suffer the shame to surrender their weapons and I, though with pain, give finally to deal with the German side, until remain under the command of my division. Please give me an answer within hours 16.00. Meanwhile troops from Lixouri not be brought further forward and those of Argostòli should not move forward, otherwise it might be caused serious accidents. The General Commander of Division Acqui gen. Gandin". (This is the translation of the notification of the gen. Gandin, delivered at 12.00 on 14 September 1943 to Commander German of Cefalonia, lieutenant colonel Hans Barge, kept in the German military archive in Freiburg)
         
                                Il capitano Renzo Apollonio                                        La "notifica" del 14 settembre 1943 del gen. Gandin ai tedeschi  

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI .......
A proposito della notifica del gen. Gandin delle ore 12,00 del 14 settembre, nella pubblicazione del 1945 ''Cefalonia'' del ten. col. Giuseppe Moscardelli, incaricato della stesura dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, viene riportata la versione inventata dal cap. Ermanno Bronzini: ''Per ordine del Comando Supremo italiano e per volonta' degli ufficiali e dei soldati, la Divisione Acqui non cede le armi. Il Comando Superiore tedesco, sulla base di questa decisione, e' pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 9 di domani 15 settembre''. Nel 1946 don Romualdo Formato, nella prima edizione de ''L'eccidio di Cefalonia'', ne riportava una versione simile ma non uguale: ''La Divisione Acqui non cede le Armi. Il Comando Superiore tedesco provveda all'immediato sgombero di tutte le truppe dall'isola di Cefalonia. Faccia conoscere le sue decisioni entro le 9 di domani 15 settembre''. Nella terza edizione del 1974 del libro ''Sull'arma si cade ma non si cede'' don Luigi Ghilardini, dopo aver scoperto la copia conservata nell'archivio militare tedesco di Friburgo, ne pubblicava alcuni passaggi significativi ma non il testo integrale. Solo nel 1986 il gen. Renzo Apollonio pubblicava integralmente il testo tedesco, con accanto la sua traduzione.
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Nessuno in 72 anni ha ancora spiegato come e perchè è potuto accadere che nel 1948 si onorasse con la stessa medaglia d'oro al valor militare la memoria di due ufficiali della stessa divisione che si erano comportati in maniera opposta, come il gen. Gadin, comandante a Cefalonia, ed il colonnello Lusignani, comandante a Corfù. Il primo si accordò per la resa dopo sei giorni di trattative e poi fu costretto a combattere perchè attaccato dai tedeschi, mentre il secondo, suo subordinato, si schierò contro i tedeschi e contrastò l'inevitabile reazione nemica sin dal primo momento.
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A Cefalonia la Patria "ostinatamente tace"? Il gen. Gandin fu lasciato senza ordini? Davvero i radiogrammi del C.S. trasmessi l'11 settembre da Brindisi furono ricevuti a Cefalonia solo tra il 13 e il 14 settembre, con un ritardo di 48-72 ore, sovvertendo così tutte le leggi fisiche che regolano la propagazione delle onde radio nell'etere?  
Il giorno 11 settembre 1943 il Comando Supremo invio' tramite Marina Brindisi 2 radiogrammi a Marina Cefalonia per il gen. Gandin:
 1)  N.1027/CS. Risposta 41414 data 11 corrente /./  Truppe tedesche devono essere considerate nemiche /./ Marina Brindisi  
2) N.1029/CS. Comunicate at Generale Gandin che deve resistere con le armi at intimazione tedesca di disarmo a Cefalonia et Corfu' et altre isole /./ Marina Brindisi 
                 Il radiogramma del CS inviato da Marina Brindisi alle ore 9,45 dell'11 settembre
Il primo radiogramma, secondo la testimonianza del s. ten. di vascello Vincenzo Di Rocco che lo decritto' personalmente, venne consegnato dal comandante della Marina, cap. Mario Mastrangelo, al gen. Gandin verso le 11,00 dell'11 settembre 1943.
Due testimonianze del cappellano militare don Formato confermano, anche se indirettamente, l'arrivo a Cefalonia  l'11 settembre 1943 degli ordini inequivocabili del Comando Supremo:
"...Verso le 11 (dell'11 settembre, nda), improvvisamente, fu comunicata 'all'erta' a tutti i reparti dell'isola. Mi trovavo allora in una delle mie Batterie. L'ordine del Comandante 'Serventi ai pezzi' fu accolto da un urlo selvaggio di tutti gli Artiglieri che saltando per la gioia, imprecando contro i tedeschi, corsero ai pezzi..." ( Lettera di don Formato al Papa del 06.12.1943, USSME, fondo don Formato)
"...Avendo io richiesto al sign. generale se non si potesse trascurare l'ultimatum ( presentato dal ten. col. Barge il 10 settembre, nda) per un'intesa che s'accordasse con gli ordini del Comando Supremomi risponde di no e che bisognava decidersi e presto...Comunque ci accordammo per la cessione delle armi. Riuniti più tardi riconfermammo e per iscritto la nostra scelta". (Dichiarazione di don Formato al SIM/CSDIC del 5 gennaio 1945)
 A Corfù' la Patria ordina e i colonnelli Lusignani e Bettini eseguono gli ordini:
Questo e' il primo ordine  per il col. Lusignani, comandante del Presidio militare dell'isola di Corfu': N. 2/8424 - Da 7^ Armata a Comando Militare Isola Corfu' / Risposta vostro 3836 data 10 corrente alt Opponetevi con la forza at qualsiasi tentativo sbarco reparti germanici alt Generale Arisio / (radiogramma delle ore 9,45 dell'11 settembre 1943).
 Il col. Luigi Lusignani del 18^ Reggimento Fanteria Divisione Acqui, comandante del Presidio di Corfu', Medaglia d'Oro al V.M.
Motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. al col. Luigi Lusignani: "Comandante militare dell'isola di Corfu', fedele alle leggi dell'onore militare, opponeva un reciso rifiuto all'intimazione di cedere le armi e, di propria iniziativa, organizzava la difesa dell'isola. Per dodici giorni resisteva ai violenti attacchi aerei e terrestri tedeschi dando ai propri dipendenti esempio costante di valore. Infine tramontata ogni speranza di aiuto, decimati ormai i reparti e quasi del tutto privi di artiglieria, veniva sopraffatto dal nemico preponderante. Catturato dai tedeschi veniva passato per le armi". (Corfu' 8-25 settembre 1943)
 Il col. Elio Bettini del 49° Rgt. Ftr. “Parma”, rifugiatosi dall'Albania  a Corfù il 13 settembre, Medaglia d'Oro al V.M.
Motivazione della Medaglia d’Oro al V.M. al col. Elio Bettini: “Comandante di valore, per non cedere le armi e mantenere integro l’onore della Bandiera, si rifugiava dall’Albania a Corfù con parte dei suoi reparti, e nell’isola, in unione alle altre forze del Presidio, resisteva strenuamente ai continui bombardamenti e agli attacchi tedeschi, pur conoscendo che nessun aiuto poteva essergli inviato. Dopo12 giorni di strenua, impari lotta sostenuta stoicamente con reparti decimati, veniva catturato dai tedeschi e passato per le armi. Esempio eroico nelle tristi giornate di quanto possa il sentimento del dovere e l’amore verso la patria”. (Corfù 13-25 settembre 1943)
CEFALONIA: la mattina dell'11 settembre il gen. Gandin rifiuta le offerte d'aiuto alleate...
Tutto si può imputare al gen.Gandin tranne che non sia stato un comandante coerente. Nella "Relazione sui fatti di Cefalonia", scritta dal testimone oculare Vittorio Seganti, console (fascista) dell'isola, si legge che: "..Il Generale Gandin si era compiaciuto di affermare pubblicamente e solennemente che mai gli inglesi avrebbero posto piede nell' isola ". Scriveva lo storico Rusconi: "A complicar (sic!) le cose, si presenta a Gandin un ufficiale greco Andreas Galiatsatos, che a nome del Comando Alleato nel Medio Oriente gli assicura l'appoggio aereo inglese nel caso la Acqui resista efficacemente ai tedeschi ". Il giornalista greco George Karayorgas, nel dicembre 1952, in una serie di articoli che riportavano un’intervista al capo della missione alleata a Cefalonia scriveva: "…Il generale Gandin accolse Galiatsatos gentilmente e chiese il parere ufficiale del Quartier Generale del Medio Oriente. Galiatsatos comunicò nuovamente con la radio... e il Cairo promise che avrebbe trasportato tutto l'esercito italiano, con i propri mezzi in Italia. Dovevano solo pazientare e aspettare lo sbarco delle truppe inglesi. Il gen. Gandin ascoltò le proposte inglesi preso da grande commozione e turbamento. Era stato sorpreso ed aveva perso del tutto il controllo. Ma all'inizio accettò con gioia la proposta britannica senza mostrare alcun dubbio. Pregò tuttavia Galiatsatos di permettergli prima di consultarsi con il suo Stato Maggiore"…"Il giorno successivo (11 settembre) Galiatsatos ricevette un messaggio dal Cairo e informò gli italiani di attaccare subito per neutralizzare i tedeschi prima che comprendessero bene cosa stava succedendo... Gandin, invece, anziché attaccare come un fulmine, chiese ai tedeschi di venire a trattative con lui... Fuori dì sé Galiatsatos urlò: 'II Cairo ha detto di attaccare"… "Dal momento che Gandin tardò ad ordinare l'attacco generale... Galiatsatos riferì gli sviluppi al Quartiere Generale. La risposta fu laconica: “ Non interessatevi più dell' impresa ”.
Il 14 settembre 1943, ad Argostòli, il s. ten. dei CC.RR. Orazio Petruccelli, Medaglia d'Oro al V.M., aveva deciso di arrestare il gen Gandin per tradimento....
           
Il disegno ricostruisce l'episodio accaduto ad Argostoli, durante il quale il s. ten. dei CC. Orazio Petruccelli ammaino', sotto gli occhi di numerosi militari tedeschi, la bandiera con la croce uncinata ed innalzo' il Tricolore (www.assocarabinieri.it)
"''...Noi sottoscritti, ammoniti a dire la verita', solamente la verita', dichiariamo quanto segue: il giorno 14 mattina, visto che nonostante l'azione dell'artiglieria il Generale Gandin non si voleva ancora decidere ad iniziare le operazioni, il S. Ten. dei CC.RR. Petruccelli riuniti circa una ventina di Carabinieri decise di andare ad arrestare il Generale dicendo che ormai si trattava di aperto tradimento. Tali venti carabinieri si misero volontariamente a sua disposizione. Ma il S. Ten. Petruccelli fu impedito nell'esecuzione del suo piano dal fatto che a Procopata presso il Comando Tattico un carabiniere (presumibilmente Tirino Nicola) aveva lanciato una bomba a mano contro il Generale mentre stava scendendo dalla macchina. Allora il Generale Gandin, non fidandosi piu' dei carabinieri, tolta la pattuglia di CC.RR. che presidiavano il suo Comando, la sostitui' con elementi di fanteria dotati di mitragliatrici che furono subito puntate contro il vicino accampamento di CC.RR. La fiducia del Generale nei CC. era anche scemata per fatto che i CC. si erano rifiutati di collaborare con una pattuglia tedesca onde mantenere l'ordine pubblico in Argostoli. Consta che allorche' il Capitano Gasco comunico' al Generale che i suoi carabinieri non lo volevano piu' ascoltare il Generale Gandin abbia detto: '' Ma voi, non siete padrone della vostra compagnia?'' alla qual cosa il Capitano Gasco rispose: '' Come voi siete padrone della vostra Divisione io sono padrone della mia compagnia...!''. (Dichiarazione dei CC.RR. Francesco Scanga e Attilio Appetecchi  del 31 ottobre 1944)
La massima ricompensa al valor militare  e' stata conferita al s. ten. dei CC.RR. con questa motivazione: "Comandante di un plotone carabinieri della Divisione " Acqui ", si rivelava tra i primi accesi e tenaci assertori della lotta contro il tedesco a Cefalonia. Mentre perduravano ancora le trattative, sfidando un picchetto armato tedesco - sorpreso da tanta audacia - ammainava la bandiera germanica issata oltraggiosamente dal nemico nella piazza di Argostoli innalzando nuovamente la bandiera italiana. Durante la aspra e sanguinosa battaglia, sempre presente dove maggiore era il pericolo, confermava in ogni circostanza il suo militare ardimento, trascinando con l'esempio i suoi uomini ad epica lotta. Catturato dai tedeschi e sottoposto a fucilazione affrontava la morte con fierezza e dignita' di soldato. Fulgido esempio di fedelta' alla Patria ed attaccamento al dovere".
IL COSIDDETTO "REFERENDUM", SVOLTOSI TRA IL 13 E 14 SETTEMBRE E CONTRABBANDATO DALLA VULGATA STORICO-MILITARE COME UN ATTO RIVOLUZIONARIO DI UN COMANDANTE "DEMOCRATICO",  ALTRO NON FU CHE LA "CONTA" DELLE FORZE DISPOSTE A PASSARE CON I TEDESCHI, IN OTTEMPERANZA ALLA RICHIESTA CONTENUTA NEL LORO ULTIMATUM  DELL' 11 SETTEMBRE E NELLA RISPOSTA DATA AI CHIARIMENTI RICHIESTI DAL GEN. GANDIN:
 * punto 2) : " Sono esclusi dal disarmo quei reparti che, sulla base di un accurato controllo, daranno garanzie di continuare a combattere agli ordini ed al fianco delle truppe tedesche ". ( ultimatum tedesco dell'11 settembre );
 * " Per il punto 2: le unità o i reparti di truppa fino alla forza di un reggimento conservano per ora oltre alle proprie armi anche i propri ufficiali e comandanti, se questi vogliono continuare a combattere sotto gli ordini tedeschi " risposta alla lettera di chiarimenti del gen. Gandin );
 * " Per il punto 6: i soldati e le unità che sono pronte a continuare a combattere sotto il comando e a fianco delle truppe tedesche devono essere segnalati numericamente, divisi in ufficiali, sottufficiali e truppa, entro il 12.9.43, alle ore 17, eventualmente anticipando per telefono " risposta alla lettera di chiarimenti del gen. Gandin ).
Nonostante le numerose testimonianze rese dai reduci, attestanti la conta ( il cosiddetto referendum) effettuata nella notte tra il 13 e 14 settembre, qualche irriducibile dottor Azzeccagarbugli si ostina ancora oggi, a 67 anni dai fatti, a negarne l'avvenuto svolgimento. Eppure la prova è contenuta nella frase ad effetto ("...Per ordine del Comando Supremo italiano e per volonta' degli ufficiali e dei soldati, la Divisione Acqui non cede le armi"), inventata ad arte dal cap. Bronzini nel tentativo di nascondere il vero incipit della "notifica" del gen. Gandin ai tedeschi del 14 settembre: ''La divisione si rifiuta di eseguire il mio ordine...".
A Cefalonia il 15 settembre i Comandi non vogliono sapere di attaccare........
Alle 9,40 del 15 settembre il Comandante della Regia Marina cap. Mario Mastrangelo, servendosi del ponte radio di Corfù, inviò il seguente messaggio a Marina Brindisi:
"N. 1342 - Qui situazione sempre incerta i Comandi non vogliono sapere di attaccare".
 Il Capitano di Fregata Mario Mastrangelo, Comandante della Marina di Cefalonia, Medaglia d'Oro al V.M., che alle 11 dell'11 settembre del 1943 consegnò al gen. Gandin il radiogramma del C. S. di Brindisi che intimava al generale di "considerare le truppe tedesche nemiche".l
Motivazione della Medaglia d'Oro al V.M. al cap. Mario Mastrangelo: "Comandante di Marina a Cefalonia, all'atto dell'armistizio, eseguiva con decisione e senza esitazione alcuna gli ordini relativi allo sgombero del naviglio. Intuita tra i primi la possibilita' e l'utilita' di una pronta azione contro i tedeschi, ne fu strenuo assertore presso il Comando dell'isola. In un ambiente quanto mai eccitato per la divisione degli animi, manteneva salda la disciplina tra i reparti di Marina a Lui affidati e, presa l'iniziativa di reagire con le proprie batterie, quantunque in minorate condizioni fisiche, manteneva il comando, dando prova di attaccamento al dovere ed elevato spirito aggressivo durante lunghi ed accaniti combattimenti. Catturato, veniva barbaramente trucidato dal nemico che vedeva in Lui uno dei promotori di quella disperata ed eroica resistenza. Faceva cosi' olocausto della vita alla Patria, tenendo alto l'onore delle armi e lasciando ai posteri fulgido esempio di alte virtu' militari". (Argostoli - Cefalonia, 8-24 settembre 1943)
Il gen. Gandin tratto' fino a poche ore prima dell'attacco tedesco del 15 settembre:
"Trattative ancora in corso. Il comandante  (Barge, nda)  e' ancora presso il gen. Gandin. Attacco preparato in collegamento con l'ufficiale responsabile degli Stukas..." (Radiogramma del ten. Thun, partito da Cefalonia alle 22,00 del 14.09.1943 e diretto al XXII Corpo d'Armata del gen. Lanz) 
"Il gen. Gandin si e' dichiarato pronto a cedere solo le armi pesanti fisse. Egli vuole passarci l'artiglieria mobile e la contraerea solo al momento dell'imbarco. I nostri preparativi per l'attacco sono ultimati. Il momento piu' favorevole per l'inizio dell'attacco e' alle ore 14,00..." (Radiogramma del ten. col. Barge, partito da Cefalonia alle 5,30 del 15.09.1943 e diretto al XXII Corpo d'Armata del gen. Lanz)
   Il cap. Angelo Longoni, incaricato dal gen. Gandin di trattare la resa con i tedeschi la mattina del 15 settembre
"Verso le 10 del 15 settembre nella solita casetta in prossimità del porto può aver luogo il convegno decisivo. Gli animi sono eccitatissimi. Il gen. Lanz accettava le condizioni del comando italiano ma a sua volta chiedeva come garanzia la consegna di 11 ostaggi, tra cui un generale e alcuni ufficiali superiori. Gli italiani replicavano che se i tedeschi insistevano nella richiesta noi pretendevamo analoga garanzia. Le trattative, già compromesse dall'ammaraggio di grossi apparecchi da trasporto tedeschi si arenavano. Il ten. Fauth prendeva tempo, ancora una volta per l'estremo tentativo e si allontanava. Tutte le richieste italiane vennero accettate...Gli italiani accettavano di ritirarsi nella zona delimitata in attesa dell'imbarco. Ai tedeschi sarebbero andati i pezzi di preda bellica ceduti agli italiani. La firma del gen. Lanz a garanzia dell'accordo". (Testimonianza del cap. Angelo Longoni)
3 ore dopo questo "accordo", intorno alle 13,30 del 15 settembre, Argostòli venne attaccata dagli Stukas. Dopo 2 ore il gen. Gandin informo' il CS di essere stato costretto ad aprire (sic!) le ostilità con i tedeschi:
"Prego informare autorità competente che oggi sono stato costretto aprire at Cefalonia ostilità con tedeschi Alt Generale Gandin". (Radiogramma inviato al Comando 7^ Armata dal gen. Gandin il 15 settembre 1943 alle ore 15,20)
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Cefalonia, indizi su Mussolini - 1
 il ten. col. Johannes Barge, comandante del presidio tedesco di Cefalonia fino al 16 settembre 1943.
Come mandante dell’ultimo atto della strage di Cefalonia, la fucilazione degli italiani intorno alla Casetta Rossa il 24-25 settembre 1943, c’è un indiziato nuovo: Benito Mussolini. Ad accusarlo è il tenente colonnello Johannes Barge, che era stato il comandante tedesco a Cefalonia fino al 16 settembre 1943, poi destituito dal gen. Lanz . Come risulta da un verbale di interrogatorio della prima inchiesta aperta in Germania sull’eccidio, risalente agli anni sessanta, Barge dichiarava il 4 novembre 1964 al procuratore di Dortmund, Obluda: “Prima che io lasciassi l’isola di Cefalonia, ho saputo di un telegramma di Mussolini, il quale aveva ordinato che gli ufficiali della divisione Acqui, che egli definiva ammutinati, dovessero essere fucilati come punizione per la loro diserzione… Io non ero più a Cefalonia quando gli ufficiali vennero fucilati. Anche Hirschfeld [il nuovo comandante] rimase sbalordito come me. Egli sollevò dubbi sulle modalità d’esecuzione di un tale ordine di fucilare oltre 100 ufficiali e sull’opportunità di gettare i corpi dei fucilati in una fossa comune o di farli affondare in mare. Vorrei aggiungere che nell’ordine di fucilazione di Mussolini erano stati espressamente esclusi i cappellani militari”… Mussolini sapeva di non poter dare ordini ai tedeschi. Ma forse proprio per la sua debolezza, voleva dimostrare a Hitler la sua determinazione nel riprendere in mano lo Stato e l’esercito. (dal Corriere della sera 24 novembre 2007 riportiamo  il documento e la riflessione conclusiva dell’autore Paolo Paoletti)
Cefalonia, indizi su Mussolini - 2
Nella sentenza di archiviazione del tribunale di Dortmund è riportata questa dichiarazione dell''ex caporale Werner Helmbold, della 4a compagnia del 910° battaglione del 966° reggimento di stanza a Lixouri: "Già all'inizio delle ostilità sono venuto a sapere da feriti della 4a compagnia che erano stati portati da me in infermeria che c'era un ordine di Hitler e Mussolini secondo cui non dovevano essere fatti prigionieri. Tutti gli uomini della divisione "Acqui" dovevano essere fucilati".
Nel link  http://www.repubblica.it/infografica/cefalonia/index.html si puo' leggere la sentenza di archiviazione del tribunale militare di Dortmund.
Cefalonia: morto l' ultimo imputato caso chiuso senza colpevoli
A 66 anni dall'eccidio della Divisione Acqui, scompare l'ex ufficiale nazista Otmar Muhlhauser

Nessun colpevole. A 66 anni dall'eccidio di Cefalonia, la morte dell'ex ufficiale nazista Otmar Muhlhauser, unico imputato nel processo in corso davanti al tribunale militare di Roma per la strage dei soldati italiani, chiude, senza condanne, il procedimento. Muhlhauser, infatti, è morto nella sua abitazione in Baviera. Il prossimo 8 settembre avrebbe compiuto 89 anni. L'ultima inchiesta sulla strage dei soldati della Divisione Acqui fu aperta dalla procura militare di Roma che, lo scorso gennaio, chiese il rinvio a giudizio di Muhlhauser con l'accusa di aver ordinato la fucilazione del generale Antonio Gandin e di altri ufficiali italiani. Il 5 maggio, alla prima udienza del processo, la difesa di Muhlhauser sostenne che l'imputato era incapace di intendere e di volere. Il giudice dispose una perizia psichiatrica, rinviando al prossimo 5 novembre. Ma la morte di Muhlhauser cancella questa scadenza. Dell'ufficiale nazista restano questa parole: "Tra gli ufficiali tedeschi si parlava della divisione italiana solo come dei traditori. Con l'ordine del Fuhrer era già chiaro che coloro che appartenevano alla divisione italiana andavano trattati completamente da traditori. Al tradimento vi era solo una risposta: l'esecuzione". Dunque, la vicenda giudiziaria per il peggior eccidio di militari italiani prigioneri compiuto dai tedeschi nella Seconda guerra mondiale si conclude senza colpevoli. Se si esclude, infatti, la condanna 'simbolica' inflitta dal tribunale di Norimberga al generale Hubert Lanz (12 anni, ma ne scontò solo tre) tutti i numerosi processi che si sono svolti in Italia e in Germania si sono conclusi con un niente di fatto. "Ancora una volta ha trionfato la ragion di Stato - ha affermato Marcella De Negri, figlia di Francesco De Negri, ufficiale fucilato a Cefalonia - Muhlhauser non ha mai avuto alcun segno di pentimento ed ora è morto, tranquillo, nel suo letto".